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Che inferma e cieca innanzi a lor cadea. 1
520Ciò non soffrìo l’altro Garzon più saggio,
E riprese: che narri? allor che il primo
Portento apparve, mosso ancor non era
Dal condottier Romano a le divine
Mura l’assalto: indi tra l’alte nubi,
525E in quel ciel tutto le falangi e i cocchj
Come veder? che più? cento altri segni
Dal ciel fur dati: l’ignea spada, il parto
Nefando, il lume che l’altar ricinse,
La porta de gl’interni aditi infranta,
530Vario di chi fuggia bisbiglio, e il prima
Già risuonato vaticinio: voce
Da l’Orto, voce da l’Occaso, voce
Da i quattro venti, a Siòn voce e al Tempio,
Voce ai sposi e a le spose, al popol tutto.
535Ciò dipoi, quanto a Giuda, abbiti solo,
- ↑ Così l’Autore inspirato nel secondo libro de’ Maccabei al capit. X. "Al primo nascer del Sole fu venuto alle mani; questi avendo colla virtù mallevadore l’Altissimo della vittoria e prosperità, quelli capo della guerra il coraggio. Ma nel calor della pugna comparvero agli avversarj dal cielo cinque Cavalieri, di auree bardature insigniti, a capitanar essi l’esercito de’ Giudei: due de’ quali avendo Giuda nel mezzo, illeso tra le loro armi il serbavano; contro i nimici poi e dardi scagliavano e fulmini, onde confusi, ciechi e spaventati cadevano."