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Chiaro più ch’altro mai lustra e riscalda,
390E l’occhio infetto del vapor maligno
Con ignoto piacer la cara luce
Beve alto; quale chi da l’ombra inferna
Sbucasse al cielo aperto, e a l’aura viva.
Vide il suo duce allor, ch’ei pure indarno
395Fischiato avea, vide il fedel suo cane,
Che avea latrato indarno, e per le balze
Seguir credendo un capriuol, seguìa
Parte di que’ vapor densata e bianca
Con disutile caccia a un vano spettro.
     400Così Natura, grande ancor se giuoca,
Spesso gode accoppiar l’orrido e il bello,
Somma pittrice in contrapposti. E il vago
Non appar forse di Morgana aspetto
Tra due infamie del mar, Cariddi e Scilla?
405Pende su fresca valle arida rupe,
Tra piagge di bei fior mugghia un torrente,
E tal vedrai di giovinetta donna
Sotto viso gentil rustiche voglie,
E in Angelico petto un cor d’Inferno.
     410Ma il prode Osservator s’arresta; ch’ivi
Vuol la scena goder del Sol cadente.
Dolce scena! ma cui pronta succede
A cotai volte la più trista e amara.
O Fanciulla, se mai ti punga amore,
415E quel felice sia lontan che tu ami,
Fanciulla, ah non mirare un Sol che cada.