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E quale specchio era il mar terso e immoto:
70Oh cara vista! un lungo in prima io vidi
E sul mare e ne l’aria ordin fuggente
Di colonne con archi, e dense torri,
E castella, e palagi a cento e cento,
L’uno appo a l’altro e l’uno a l’altro imposto:
75Poi la scena mutando, ecco sfilarsi
Mille viali di ben culte piante,
E fiorir sotto a innumerevol greggia
Mille colline: indi mutando ancora,
Schiere di Fanti e di Cavalli armate
80Muover come ad assalto, e le faville
Di vicina battaglia in cor volgendo:
Ed altre varie forme e pinti aspetti,
Che vengono e che van, tornan, dan loco
A pinti aspetti e ad altre varie forme,
85Qual fosse pe i deserti ampli del cielo
Un rapido varcar di mondo in mondo:
Spettacol solo, e in faccia a cui son nulla
Quanti ornare il Sebeto, ornar la Senna
Ludi scenici udiam, nulla fur quanti
90Brillar di Scauro e di Perìcle a i giorni
Vider, classiche terre, Atene e Roma.
Nè appo lui vanterò quei che Natura,
Quei ch’Arte, od ambe congiurando insieme
Sanno in parco e in giardin conforti offrire
95De’ non lieti Monarchi al ciglio oscuro:
Che Idelfonso, Marlì, Sembrun, Versaglia