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LA FATA MORGANA1

RACCONTO

A TEMIRA

 
Temira, udisti mai la meraviglia,
Che nel Siculo mare a i giorni estivi
Tra il lito di Messina e quel di Reggio
Il fortunato passeggier consola?
5Su la cetra io l’ho posta; odila: quando
L’ora, e il loco al cantar ne invita, e quando,
Come tutto è quaggiù mutabil cosa,
Più di me non ti piace ormai che il canto.
     Ne la stagion che di mature spighe
10Ondeggia il campo, e sussurrando il curvo
Ferro del mietitor par che richieda,
Io pien corra de le memorie antiche

  1. Così vien chiamato da que’ terrazzani il bellissimo fenomeno, di cui si tratta. Perchè così venga, non è ben fermo tra gli eruditi: pare però che Morgana possa commodamente formarsi da μορμώ, larva, e γανοῦν, rallegrare o risplendere; senza bisogno di consultarne, come altri han fatto, le lingue Ebraica, Fenicia e Tedesca.