Pagina:Pilati - Ragionamenti intorno la legge naturale e civile, 1766.djvu/74

70 Difetti delle

colle loro furberie, ed invenzioni reso malagevole l’uso delle Leggi, ma diedero ancora di mano a ritrovare, e mettere in opera delle frodi affine di snervare, e scansare le disposizioni delle Leggi. Così essendosi per cagione d’esempio, o per qualche Legge, o per una costumanza antica nella Romana Repubblica sempre praticato, che tutte le donne per debolezza del loro intendimento vivessero sotto la potestà de’ tutori, ritrovaron costoro una specie di tutori, che fossero alle potestà delle donne sottoposti.1

Finalmente in tutta la ragion civile, secondo che Cicerone ha loro giustamente rimproverato, l’equità lasciarono, e s’attaccarono solamente alle parole delle Leggi: come per via di esempio, dice l’istesso Oratore2 perchè ne’ libri di alcuno trovato avean quel nome, di Caja, stimarono, che tutte le donne, le quali facessero scambievole compera, si chiamassero Caje. A me poi suol pur parere strana cosa, che tanti uomini sì ingnegnosi, per lo spazio di tanti anni non abbiano per anco potuto determinare, se si convenga dire il giorno terzo, o il perendino; il giudice, o l’arbitro; la cosa, o la lite? Lo stesso Cicerone va nel suo Libro dell’Oratore, ed in parecchj altri trattati ancora ampiamente, e con addurre di molti esempj, dimostrando, come il costume più ordinario degli antichi Legisti di Roma si era di stare solamente stretti alle parole delle Leggi, e di non curarsi niente affatto della giustizia, dell’equità, e della ragio-

  1. Cicero pro Muræna cap. 12.
  2. Idem ibi.

ne.