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60 Difetti delle

ed ai Dottori più dozzinali riescano oscuri infiniti testi dei Digesti, del Codice, e delle novelle, poichè non solo queste teste stordite, ma ben anche i più valenti Giuristi non hanno saputo, e tuttora non saprebbero dare una certa, ed incontrastabile interpretazione ad un gran numero di Leggi oscure. Non furon già ocche, nè cavoli il Cujacio, il Buddeo, il Duraneo, il Connano, il Bertrando, il Gothofredo, i Fabri, il Noodt, ed altri uomini di questa fatta: eppure quante volte non accade in leggendo le opere loro di abbattersi in certi passi, dove forte si lagnano dell’oscurità delle Leggi, e confessano anche talvolta ingenuamente di non saperle intendere, nè rinvenirne il vero lor sentimento? Il che principalmente lor avviene, quando ad essi tocca per avventura di spiegare una qualche Legge di Paulo, di Scevola, di Affricano, e di Papiniano, i quali rispetto all’oscurità fra gli altri antichi Giureconsulti singolarmente distinti si sono.1 Scevola spezialmente noto è per cagione delle sue risposte ambigue, equivoche, e nulla concludenti, dalle quali ben sovente non è possibile di cavare costrutto veruno. Licet permulta alia (dice in un luogo Connano2 Scævola re-

  1. Duar. ad L. 132. D. de V. O. ad L. 16. D. de Lib. et Posth. et cap. 8. ad Leg. Falc. Cujac. Lib. 4. Observ. 17. Bertrand. in Vit. Julii Puulli p. 143. Connan. Comment. Lib. 6. cap. 9. Buddeus adnot. ad Digest. pag. 76. Noodt. ad L. 41. D. Pignor. et Hypoth. Byntreshoek ad L. Lecta cap. I. et Obser. L. 8. cap. 22. Mascor. in not. ad Gravin. Lib. I. cap. 102.
  2. Lib. 6. Comment. cap. 3. n. 9.

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