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Leggi Romane. 59

di se contrarie opinioni ne derivano. E noi altri buoni pratici, che siamo per lo più di pelo tondo, e senza dubbio la gente più goffa di quanti professano arti liberali, non ce ne accorgiamo nè punto, nè poco di questi malanni, e molto meno sapremmo noi indovinare la fonte, onde essi scaturiscano, non essendo usati a portare tanto innanzi i nostri riflessi, spesa avendo la maggior parte della vita nostra a raccozzare solamente quello, che troviamo scritto da altri, a misura de’ nostri bisogni, e secondo l’esigenza delle cause, che abbiamo da patrocinare, o da consultare, senza prenderci altramenti verun pensiero, se quello che troviamo stampato, sia cosa ragionevole, o no, di che nulla ci cale, purchè faccia al proposito nostro. Ecco pertanto il primo frutto, che si ricava da questa bella raccolta delle Leggi Romane.

II. L’oscurità si è un altro vizio delle Leggi di Giustiniano, da cui due grandissimi disordini provengono, cioè l’uno, che Leggi tali, delle quali non è certo il vero sentimento, non sono punto acconcie a far la minima decisione, o mettere stabilimento nissuno: L’altro disordine si è, che volendo i Giuristi pur cavare anche da Leggi tali qualche costrutto, ognuno si mette a spiegarle a posta sua, per la qual cagione una infinità d’incerte, e contrarie opinioni, che con tanto pregiudizio del pubblico bene regnano nei foro, sono nate, e nasceranno ancora in avvenire, finchè queste benedette Leggi avranno durata. E quì non devesi mica credere, che solamente agli idioti,


ed