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Leggi Romane. 53

ne, venissero guastate con maggior quantità di errori, che quelle degli altri, si può agevolmente conghietturare dall’uso, che tutti ne facevano comunemente. Imperciocchè quanto maggiormente ricercati erano i libri di Giure, tanto maggior numero di copie ne venivano fatte, e quanto più frequentemente venivano copiate, altrettanto più frequenti divenivano gli errori di scrittura.“ A ciò si aggiugne, che lo stesso Triboniano, e gli altri Compilatori del Corpo delle Leggi, spesse fiate ingannati si sono nel leggere, e trascrivere le parole degli antichi Giuristi, dalle opere de’ quali tratti sono que’ frammenti, onde formate si veggono le nostre Leggi Civili. Questo malanno è avvenuto ai mentovati Compilatori spezialmente, quando s’abbattevano in qualche testo, che con note, o sigle in qualche parte fosse per avventura stato scritto. Molti de’ più valenti Legali de’ nostri tempi hanno scoperto, e dimostrato, essersi da essi Compilatori in tale occasione presi molti abbagli, poichè o non intendevano, nè spiegavano secondo il suo vero significato le note suddette, od hanno anche tal fiata prese per note quelle, che non erano punto tali.1 Il che fu cagione di molte manifeste assurdità, ed incoerenze, che nel Corpo delle Leggi s’incontra-

  1. Balduin. in not. ad Proleg. Pandect. p. 78. Tom. I. Jurisp. hom. et attic. Henric. Salmuth ad Guidonem Pancirolum memorab. Tom. 2. Tom. 14. p. 264. Just. Hennig. Boehmer de Script. non Legib. Trotzius in Not. ad Hugonem de Prima Scribendi Orig. pag. 208. seq.

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