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ne poi, che quelli, i quali fanno maggiore uso della Ragione, sono costantemente più ingiusti di coloro, che meno dalla Ragione, e più dall’Istinto vengono retti? I popoli, che voi chiamate barbari sono senza verun dubbio più umani, più sinceri, più misericordiosi, e meno ingannatori, meno avari, meno traditori, meno crudeli di voi altri Europei, che della vostra Ragione fate tanto uso, e tanto schiamazzo. Io ho osservato, che le persone idiote, che mai furono alla scuola di qualche maestro, e che meno sono da voi altri dotti praticate, sono anche in Europa più oneste, e più giuste, che non sono que’ tali, che uomini d’ingegno, e di dottrina s’appellano. Io ho udito l’altro giorno uno de’ vostri predicatori, il quale in un tempio ed in una grande adunanza di popolo andava raccomandando alla gente la semplicità, e la schiettezza, e sosteneva, che solo i semplici, e gl’idioti sono amatori della giustizia, e della rettitudine; e che all’incontro gli astuti, gl’ingegnosi, gli spiritosi, e gli addottrinati sono per lo più gran scellerati, e gran peccatori. Egli addusse in prova di tal suo detto ben parecchi esempli, e mi ricorda, che citò de’ popoli antichi da lui chiamati Ateniesi, e Romani, de’ quali narrò, che fintantochè eglino rimasero nella loro rozza simplicità, ebbero anche in abborrimento le ingiustizie, le oppressioni, e le fraudi, ma che poi quando si diedero a coltivare con diverse arti l’ingegno, allora cominciarono a diprezzare la giustizia, e ad amare unicamente la furfanteria, e

le cose inique. Ecco adunque, quanto bene


vie-