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32 della Legge

mento. All’incontro quegli altri raziocinj, che andate facendo voi altri, sono pure chimere della vostra Ragione, e però non sono riguardate per vere, se non che da chi possede una Ragione torniata sul istesso modello del vostro.

Laonde io lascierò coteste vostre fantasticagini a voi stessi, poichè voi con migliore esito le potrete spacciare a posta vostra tra la vostra propria gente: ed io mi rimarrò rispetto almeno a questa materia nella mia barbarie, giacchè così piace a voi di appellare la schiettezza, la semplicità, e la naturalezza. Questa Legge, che voi pretendete d’insegnarmi, s’essa è naturale, e comune a tutti gli uomini, la debbo avere, e sapere anche io al pari di voi, e se non è naturale, tenetela per voi stessi, che io mi voglio vivere in libertà più che posso. Se la Legge è naturale, il gran Producitore del genere umano la deve avere per altro mezzo palesata, e comunicata agli uomini tutti, e se questo mezzo ci è, io non ho bisogno delle ciance, e filastrocche di voi due. Se il mezzo di conoscere la Legge non è comune a tutti, comune non è neppur la Legge stessa, poichè niuno è tenuto di ubbidire a Legge niuna, s’egli non ha mai avuto il modo di conoscerla, ed impararla: e se il mezzo di riconoscere questa Legge è comune a tutti, a che mi posson servire le vostre baje, ed i vostri astrusi, ed impercettibili ragionamenti? Se voi dite di aver dall’autore della Natura il dono di comprendere la Legge, e d’insegnarla all’altr’uomo, che non ha l’istesso dono, o mostrate il vostro privilegio, e la vostra patente,


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