Pagina:Pilati - Ragionamenti intorno la legge naturale e civile, 1766.djvu/153


LE LEGGI ROMANE. 149

lare. Egli non è nemmeno capace di dettare una delle più ordinarie, e più brevi formole giudiziali senza esitare, e senza fare una quantità di correzioni. Costui ha però in tempo di vita sua travagliato molto, non già colla testa, perchè non ne ha, ma col derettano, stando continuamene te a sedere per far delle note, ed un amplo repertorio di infinite quistioni. Costui e però in gran credito: e se ha da fare qualche decisione, o qualche consulto, le sue note sono, che lo han da assistere: egli cerca il caso per mare, e per terra: e finché non trova delle Dottrine, ch'egli stimi adattate al suo caso, egli non si dà pace; nè passa a fare il suo Consulto, o la sua Decisione. Ma se costui non ha nè un' oncia di giudizio, nè una mica di memoria, come può egli esser sicuro, che sappia bene applicare le Dottrine, che trova, che quadrino a tutte le circostanze del caso suo, e che delle altre Dottrine non v’abbiano, le quali siano più ragionevoli, e più ricevute di quelle, che gli è riuscito di trovare. Ecco le conseguenze, che porta questo bell’uso di valersi dell’autorità altrui: ed ecco il profitto, che ne cava la giustizia! cioè che i più sciocchi sono per questo verso capaci di fare i Giuristi, e di acquistar credito: e che n’escon fuori ogni giorno le più spropositate ed ingiuste sentenze. Sicché aboliscasi una volta questa perversa, e nocevolissima consuetudine, ed imitisi l’esempio di tante altre provincie, dove lecito non è di allegare Autori, ma solo devesi fare uso della ragione. E queste sono le principali regole, che


io