Pagina:Pilati - Ragionamenti intorno la legge naturale e civile, 1766.djvu/152

148 DELLA MANIERA DI TRATTARE

Ma quando si ha per le mani una quistione, di cui o espressamente i più stimati Dottori, o varj sono i loro pareri, a che serve citare uno, o più di costoro? E se lo Scrittore fosse uno di questi Compositori di Zibaldoni, che non sia universalmente stimato, perchè fargli quest'onore di metterlo in veduta, e di fargli fare una onorata comparsa? Se voi faceste stampare le vostre scritture, sareste dagli altri citato ancora yoi, qualunque si fosse il merito vostro. Che autorità però deve fare o a voi, o al giudice l'opinione di un altro, se non il merito della persona, ma la sola stampa fa, che si possa citarlo? Lanciate che l'Autore parli in terminis terminantibus, finché vuole; questo non ha da farvi specie, se non è un uomo di gran credito: e se non arreca le ragioni della sua sentenza. Quando poi apporti le ragioni, esaminatele, e se le trovate buone, approvate il suo detto, se nò, cacciatela al diavolo insieme col libro. Pesate dunque le ragioni, e se sono buone, pigliatele senza curarvi di chi le addusse; poiché non il nome dell' Autore, ma il valor delle sua Dottrina vi ha da diriggere. Questo maledetto uso, che altro titolo non gli posso dare, del dipendere unicamente dalle autorità, è propriamente la peste della giustizia. Io conosco de' Consulenti, e de' Giudici, che non hanno nè ingegno, nè memoria, nè un vero principio di Giurisprudenza. Il più stordito tra questi, che è un vero gufo, ed un vero babuasso, non sa niente, non si ricorda di niente, non sa nè ben scrivere, nè speditamente par-


lare.