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146 DELLA MANIERA DI TRATTARE

da tutti s’impara a conoscere quello, che vien trattato ne’ fori. E però io non posso disapprovare, che a tutti, per quanto in questa infinita copia di libri è possibile, una occhiata, ed anche una scorsa si dia. Ma qui conviene adoperare giudizio, perchè altro è leggerli di quà, e di là per vedere solamente, che quistioni trattino, e che dubbj facciano nascere: ed altro è studiarli per servirsi delle loro dottrine, e per seguitarli come maestri. Al primo fine tutti, come dissi, son buoni: ma al secondo poi pochissimi, ed anzi rarissimi. Tra infiniti Scrittori di quella razza, che ha prodotti l'Italia, e la Spagna, appena è, che io ne sapessi trovare trenta, od al più quaranta, che meritino di esser letti, e stimati. E tra questi senza verun dubbio il primo luogo si deve al Cardinal de Luca, il quale con tanto giudizio, e discernimento, e con una così soda, e massiccia Giurisprudenza ha trattato le sue controverse Legali, che se avesse solamente adoperato un pò più di coltura nello stile, e nel difendere i suoi pensieri, egli potrebbe servire per un vero ed assoluto modello di un perfetto Giureconsulto. Trattine questi trenta, o quaranta Scrittori, tutti gli altri son solenni cocomeri, cavoli, gufi, e storditi, i quali per rispetto alla Dottrina non vagliono un fil d’erba secca. La Francia, e principalmente la Germania possono mostrare un molto maggior numero di buoni Giuristi pratici; e beati coloro, se li possono comperare, e che li sanno intendere, perchè buona parte di essi hanno scritto nella loro lingua volgare. Il qual costume molto è lode-


vole,