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142 DELLA MANIERA DI TRATTARE

vendita di un qualche bene stabile viene tra' contraenti pattuito, che il prezzo abbia da essere pagato a giusta stima, allora tutti vanno d’ accordo, che debbasi nello stimare il bene osservare la consuetudine, che corre nel paese rispetto al prezzo de’ beni stabili; e che però non si debba avere riguardo al frutto, che annualmente se ne cava, ma al prezzo, che se ne suole ordinariamente in quel luogo pagare, benchè l’annuo frutto non venisse poi a corrispondere al capitale. Ma se all'incontro i contraenti fossero convenuti, che la vendita si faccia a giusta, e legale stima, allora pretendono molti Signori pratici d’insegnare, che per motivo di quella parola Legale si debba cangiare la stima, e che convenga farla secondo l’annuo frutto, che lo stabile renda. Oh questo mò è uno spropositaccio! Se la consuetudine porta, che i beni non si stimino giusta il frutto, ma fecondo quello, che si suole pagare, perchè mai dovrà questa consuetudine cessare, allor quando vi si è aggiunta la parola di Legale. Il dire a giusta stima non fa, che cessi la consuetudine: e l’apporvi Legale opera, che la consuetudine non abbia luogo. Signori pratici, perdonatemi, questa è una bestialità, questo è un giuoco di parole da non potersi tollerare. Che differenza ponete tra l’essere legale, e l’essere giusto? La giustizia, e la legalità sono elleno forse cose opposte? Quello che è di Legge, ha egli da essere ingiusto? Oppure la consuetudine non è ella un'altra Legge? E se la consuetudine non ripugna alla giustizia, perchè s'opporrà ella alla Legalità ? Vedete quanti sfarfal-


loni