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DELLA MANIERA DI TRATTARE |
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vendita di un qualche bene stabile viene tra'
contraenti pattuito, che il prezzo abbia da essere
pagato a giusta stima, allora tutti vanno d’ accordo,
che debbasi nello stimare il bene osservare
la consuetudine, che corre nel paese rispetto al
prezzo de’ beni stabili; e che però non si debba
avere riguardo al frutto, che annualmente se ne
cava, ma al prezzo, che se ne suole ordinariamente
in quel luogo pagare, benchè l’annuo frutto
non venisse poi a corrispondere al capitale.
Ma se all'incontro i contraenti fossero convenuti,
che la vendita si faccia a giusta, e legale
stima, allora pretendono molti Signori pratici
d’insegnare, che per motivo di quella parola Legale
si debba cangiare la stima, e che convenga
farla secondo l’annuo frutto, che lo stabile renda.
Oh questo mò è uno spropositaccio! Se la consuetudine
porta, che i beni non si stimino
giusta il frutto, ma fecondo quello, che si suole
pagare, perchè mai dovrà questa consuetudine cessare,
allor quando vi si è aggiunta la parola di
Legale. Il dire a giusta stima non fa, che cessi
la consuetudine: e l’apporvi Legale opera, che
la consuetudine non abbia luogo. Signori pratici,
perdonatemi, questa è una bestialità, questo
è un giuoco di parole da non potersi tollerare.
Che differenza ponete tra l’essere legale, e l’essere
giusto? La giustizia, e la legalità sono elleno
forse cose opposte? Quello che è di Legge,
ha egli da essere ingiusto? Oppure la consuetudine
non è ella un'altra Legge? E se la consuetudine
non ripugna alla giustizia, perchè s'opporrà
ella alla Legalità ? Vedete quanti sfarfal-