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138 DELLA MANIERA DI TRATTARE

la povera gente per così sciocca, e crudele maniera. Voi giudicate pure tutto il giorno, che chi è stato per grave minaccia, o per forza obbligato a promettere, o fare alcuna cosa, non sia punto tenuto ad eseguire la sua promessa, e che la cosa da lui fatta si debba tenere in conto di non fatta: e voi costumate pur di gastigare ancora severamente chiunque ad intendimento di ottenere dall’altro uomo ciò, che vuole, alle minacce, ed alla forza si volge. Or perchè biasimate voi in altri quello che in voi praticate voi medesimi? perchè non osservate con voi stessi la stessa regola? perchè riguardate come libera, e sincera una confessione fattavi per forza, e per iscansare un lungo, e crudel dolore? Non vedete, che questa non può essere una vera, e sicura confessione del reo: non capite, che non è la verità, ma il tormento, che move il reo a dire, come volete? So, che sciocconi, come siete, mi venite a rispondere, che ad una tal confessione non si presta fede, se il reo non torna a confermarla fuori di ogni tortura. Ma bestiacce! chi non sa, che costumate di incrudelire di bel nuovo contro il povero reo, s'egli per sua disgrazia non tornasse a confermare quello, ch’ egli si ha per isfuggire la tortura confessato. E siccome questa vostra maladetta pratica è saputa anche da’ rei, così si dispongono a confessare piuttosto, che a voler di bel nuovo sofferire quelli enormi dolori. Io conosco de’ Giudici savj, ed onesti, i quali hanno avuto da formare processi contro


rei