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LE LEGGI ROMANE. 135

sì debili, e così poco atti a sopportare il dolor della tortura, che confessano piuttosto come testimoni quello, che non sanno, e come rei quello, che non si sono mai sognati di fare, che di sofferire lunga pezza i tormenti, ed amano meglio tirarsi addosso, col confessare un delitto da essi non mai commesso, un gastigo ancor lontano, che patire il dolor presente. Altri all’ incontro sono così forti, e robusti, così usati al dolore, che resistono ad ogni tormento, e trovano per questa via il modo di scampare ogni qualunque pena, quantunque avessero commesso il più enorme delitto. Questi tali non solamente vanno via impuniti per li loro proprj delitti; ma sono anche capaci di accusare falsamente un innocente, e di sostenere in prova del loro detto ogni sorta di tortura. Eliano racconta nel libro settimo capo decimottavo della sua Storia, che gli Egiziani erano capaci, ed assueffatti a sostenere ogni tormento, ed a sofferire ogni dolore. Ciò viene confermato da Ammiano Marcellino al capo 22. E la stessa bravura veniva altre volte attribuita anche alla Nazione Spagnuola, come fa vedere Ruperto in Valerium Maxim. Lib. 3. cap. 3. Lo Scoliaste di Perseo dice alla satira sesta v. 77. che i Cappadoci s'accustumavano fino dalla fanciullezza a resistere ad ogni tormento, e ch’ essi si davano la tortura l’uno all’ altro per rendersi capaci di sostenere quelle pene, che si sarebbero nel progresso della loro vita a forza di false testimonianze potuto forse ti-


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