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DELLA MANIERA DI TRATTARE |
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no vocalmente al reo, e che dopo averlo per
sì fatta maniera ingannato, per tutto altro
modo, e con tutt’altre parole dettano
gl’interrogatorj in processo: nulla dirò neppure
delle promesse, che mettono in uso per cavare
dal reo quello, che vogliono, le quali poi o
per essere state troppo generali, o troppo
equivoche si possono mantenere, come si vuole, ed
intanto il reo rimane deluso: nulla dirò nemmeno
di tante altre arti inique, e disoneste,
che da somiglianti Giudici alla giornata si
praticano. Ma quello, di cui presentemente sopra
tutto di parlare mi preme, si è la tortura,
la più abbominevol cosa, che si abbia
inventata la rabbia umana, ed il maggior
vitupero del nostro secolo. Imperciocchè io non
mi posso figurare a cosa possa giovare questa
crudeltà, che da’ rabbiosi, ed inumani Giudici
tutto il giorno si pratica. La tortura da
costoro si adopera o per ricavare da’ testimonj
la verità, o per purgare la infamia di un
testimonio, che sia stato complice del delitto,
o per far confessare il reo medesimo. Ma in
tutti questi casi l’uso della tortura a nulla
giova, dunque l’adoperarla è impresa da fiero,
spietato, e crudele uomo. S'ella servisse a
poter con sicurezza cavar la verità, vorrei
tacermene, benchè questa sarebbe una maniera
di venire in cognizione del vero molto barbara
ed inumana: ma egli è impossibile il sofferire
con indifferenza l'uso della tortura,
quando si fa, che essa ad altro non giova,
che a fare del male. Infiniti uomini sono co-