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130 DELLA MANIERA DI TRATTARE

dio pratico dal leggere i processi, che nel paese sì fanno per osservare la maniera , che si tiene nel fabbricarli, e per imparare pian piano a conoscere le malizie, le frodi, le stiracchiature, i sutterfugj, le cabale, e le trappole, che da' procuratori sì degli attori, come de’ rei, tanto per vincere la causa, quanto per iscansarne, o sospenderne la perdita, soglionsi mettere in opera. Egli è vero, che secondo che la giustizia di una Provincia è più, o meno regolata , così ancora le furberie , e gl’ incantesimi de' Giudici hanno più, o meno luogo: ma per quanto savj però siano i regolamenti a questo uopo fatti, contuttociò la malizia de’ Legali non potrà giammai venire impedita, ed esclusa del tutto. Sicchè le cabale avranno ne' processi sempre la sua parte: e queste voglionsi da un pratico sapere per tempo, non già per metterle in pratica esso medesimo, ma per poterle scansare, se sarà procuratore, od avvocato, e per impedirle, o troncarle del tutto, se alla carica di Giudice pervenisse. Un Giudice ha molto arbitrio in queste cose, perchè le Leggi non ne fanno menzione, essendo impossibile, che un Legislatore pensi a tutte le arti, e frodi, che la malizia umana sa inventare. Ed un Giudice, che sia savio, onesto, ed amante della vera, e non di quella da’ barbari legali mascherata Giustizia, taglia le gambe, per quanto gli sia possibile, a tutte le cabale forensi, benchè quelle fossero dalla corrente degli Autori pratici insegnate, e sostenute. L'uomo ragionevole non si lascia guidare, ma anzi più particolarmente si guarda da quelli Autori che


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