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LE LEGGI ROMANE. 129

sulla strada della Giurisprudenza, resterassi sempre nella incominciata via dell’errore o per ignoranza, o per ostinazione, poichè quel tale non si accorgerà di aver fallato, o venendone avvertito avrà rossore di confessarlo, di pentirsene, e di dover tornare addietro. E però ben disse il Berni:

Si suol cotidianamente usare
Un sì fatto proverbio fra la gente,
Che ci bisogna molto ben guardare
Dal primo errore, ed inconveniente:
E sempremai con l'arco teso stare,
Sempremai esser cauto, e prudente,
Diligente, svegliato, accorto, attento,
Che un disordin che nasca, ne fa cento.
Anzi pur fagli la nostra follia,
Fassi, come intervien spesso, un errore,
E chi lo fa, per non parer, che sia
Stato egli, il vuol coprir con un maggiore:
Poi fanne un altro, e va di lungo via
In infinito, e diventa furore,
Bestialità; superbia, ostinazione,
Nè si pon più corregger le persone.
Che poichè la disgrazia, o l’imprudenzia
Nostra ci ha fatto far qualche peccato,
Se volessimo farne penitenzia,
E la superbia non ci fosse a lato,
E l'ira, e la perversa coscienzia,
A dir ch'è bene a tenerlo celato,
E mettessimo al punto le brigate,
Che men mal si faria, vo che crediate.

Quando adunque un buon fondo di teoria abbiasi già acquistato, devesi incominciare lo stu-


dio