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le Leggi Romane. 127

per ogni quistione, e per ogni decisone convenga andare cercando degli Autori, che dicano qualche cosa, che faccia a proposito. E però se il Sig. Consulente, o il Sig. Giudice è un qualche cerettano, od impostore, che vende la Giustizia a chi più paga, egli andrà in traccia di Autori, che sostengano quello, ch’egli vorrebbe, de’quali sempre un buon numero potrà trovare, perchè siccome questi in altra maniera non sono divenuti Dottori, ch’egli medesimo; così con quella bella Giurisprudenza, che aveano in capo, sono poi passati a scrivere quelle Opere Legali, che piene sono di falsità, di frascherie, e di inezie, le quali poi col tempo vengono in acconcio a qualche altro galantuomo, che o nel decidere, o nel confutare voglia farne uso. Ed ecco pertanto coll’aiuto di somiglianti Autori fatto il consulto, o la sentenza a modo di chi con contanti, e con altri regali la seppe comperare. Che se all’incontro il Consulente, od il Giudice è di buona coscienza, e disposto a non far torto a nissuno, gli Autori, che per mancanza di alcun sistema, e principio Legale egli deve andar a vedere, gli faranno ben spesso dire delli spropositi, di cui sono pieni zeppi, ed il condurrano a fare qualche ingiusta decisione, perchè si sarà per avventura abbattuto in quelli, che in vece del diritto, e del giusto, si saranno o per impegno o per ignoranza, o per bizzaria determinati ad insegnare, e sostenere il torto, e l’ingiusto. Ora chi negherà, che questo non sia un indicibil male per ogni Repubblica, alla quale troppo importa, che ad ogni privato membro di essa venga bene amministrata la


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