cipj. Egli non deve mai guastarsi il cervello ad
indagare le ragioni di una opinione: ma al più
egli si ha da contentare di numerare le autorità.
Egli non deve mai dare un’occhiata ad un libro
critico, di Storia, o delle antichità Romane:
ciò farebbe un buttare il tempo: e vuolsi in vece
di queste inutili antichità fare una raccolta di
belle erudizioni pratico-legali, come farebbe a
dire: Delicta carnis omnes tangunt, præcipue vero
Ictos: crede mihi. Juristæ sunt mali Christæ: e
tali frascherie, che recano nausea, e fanno male
a chiunque ha fior d’ingegno, e di giudizio.
Ecco pertanto per tal maniera fatto il gran
Giureconsulto pratico, che in avvenire ha da sedere
a scranna, e fare consulti, e sentenze, che spaventino.
Ma costui è una bestia, e non un uomo
ragionevole: egli è un furfantaccio, un ladro,
un briccone, che alla gente va vendendo lucciuole
per lanterne, e che professa d’insegnare, dire,
e sostenere contro buon pagamento il giusto,
mentre egli nè del giusto, nè del vero ha
la menoma idea, poichè tutto il suo cervello è
in disordine, tutto ii capo è rovinato, e in tutta
l’anima sua non si trova una giusta immagine
della giustizia, dell’equità, e della verità. Io
non vorrei, che alcuno credesse, che la fantasia
mi si sia quì contro tutti li pratici troppo
riscaldata: poichè non intendo di biasimarli tutti, ben
sapendo, che in ogni luogo si trovano di quelli,
che se non con altro, almen col raziocinio naturale
arrivano a distinguere per lo più il vero
via dal falso, i quali per poco li rispetterei, e
stimerei più, che un altro vero Giureconsulto,
che abbia fatto grande studio delle Leggi Roma-