Pagina:Pilati - Ragionamenti intorno la legge naturale e civile, 1766.djvu/128

124 Della Maniera di trattare

Quando si sono radunate le autorità in buon numero, tanto basta. Le Ragioni per lo più non si cercano, nè quelle, che fanno per istabilire il proprio sentimento, nè quelle, che per la parte contraria potessero servire.

Sicchè il Sig. Consulente passa a distendere il suo consulto, dove spiega il suo parere in favore di chi lo paga, e lo va confermando con una frotta di autorità, che con somma diligenza si sono raccolte. Nello stesso tempo vi s’infilzano delle chiacchiere, delle inezie, e delle puerilità, che il Sig. Consulente spaccia per sode ragioni, e per belle erudizioni. Ed ecco fatto il bellissimo, dottissimo, ed eruditissimo consulto, che il praticante poi legge, rilegge per imprimerlo nella mente, e ne trae una copia tanto per usarsi alla cotanto buona, ed elegante maniera di scrivere, e distendere consulti, quanto per potersene in somiglianti casi a suo tempo servire. Lo stile del consulto sia Italiano, sia Latino, ha da essere barbaro, orrido, spaventevole, senza ortografia, senza ordine, senza connessione; ma prolisso, gonfio, pieno zeppo di espressioni pratico-legali. E se il Consulente arriva a tanto, egli avrà anche fatto una pulita, e ben elegante scrittura: e felice quello studente, cui riesca di saper imitare un così ameno, e leggiadro stile. In tutto questo tempo di pratica lo studioso non ha da vedere il Corpus Juris, se non che per mero accidente l’una o l’altra fiata soltanto. Egli non ha da studiare mai tanto di latino, che possa giugnere ad intendere un qualche testo delle Leggi. Egli non ha mai da guardare un Libro metodico, sistematico, e pieno di buoni prin-


cipj.