che si possa giugnere all’intelligenza delle Leggi
Romane. Ma peggio ancora va la bisogna,
se un tale s’abbatte nel Tebaldo, nel Verde, o
in altre simili bestie, che minor giudizio, minor
cognizione legale, meno ordine, e meno
metodo dello Schneidevvino mostrano d’avere
avuto. Fatto che il giovane si abbia questo studio
per uno, o due anni, egli comincia ad imperare
la pratica sotto la direzione d’un qualche
Avvocato, che de’ più valenti venga riputato.
Quivi gli vengono dati de’ processi da leggere, acciocchè
per tempo impari le cabale, le furberie,
le stiracchiature, ed i sutterfugj de’ procuratori,
e de causidici, e le formole, che nel fabbricare
qualsissia atto giudiziale si costuma di adoperare.
Nello stesso tempo vengono allo studente proposte
le questioni, che da processi risultano, o che
senza processo vengono all’Avvocato pel suo sentimento
presentate. L’impiego che rispetto a tali
quistioni vien dato al candidato, si è di cercare
fuori gli Autori, di esaminare gl’indici, i
repertorj, gli alfabeti per vedere, se a qualche
parola si trovi la quistione, di cui si tratta.
L’Avvocato Maestro gli dice: cercate in questa parola,
o in quella: vedete quello autore, e quello, e
quell’altro ancora: non vi perdete di animo, che già
troverete qualcosa. Di fatto il praticante trova
alla fine non solo quello, ch’ei vuole, ma molto
più ancora. E quasi sempre addiviene, che fra
i molti Autori, che ha veduti parte sono di uno,
e parte di un altro tutto opposto sentimento.
Allora il suo Maestro gli dà ordine, che noti
quelli, i quali possono servire a prò di quel cliente,
in di cui favore ha determinato di scrivere.