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Della Maniera di trattare |
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minato tempo o ad impararlo da qualsissia maestro, ad a succhiarlo da qualunque libro, impiegando in ciò non tanto il capo a riflettere quanto il derettano a stare sedendo. L’erudizione sua è un nulla, o se pure è qualche cosa, ella è una cognizione di certe puerilità, inezie, sporcherie, che nelle scuole comunemente s’imparano. Di Storia o non ne sa, o se per sua disavventura egli ne ha qualche cognizione, sono per lo più falsità, fandonie, e cose di nissuna importanza, che senza ordine, senza connessione, e coerenza alcuna, senza verun principio di critica, non già per istruirlo, ma per ingannarlo, o per fargli passare il tempo, gli furono dagli stolti, o furbi maestri suoi insegnate. Con questi bei preparamenti s’accigne il giovane allo studio della Giurisprudenza pratica: e prende però per mano qualche Istituzionista, il di cui nome fra’ pratici sia celebrato, e famoso. Questi è comunemente lo Schneidevvino, ossia l'Oinotomo, che senza dubbio è finora il men cattivo autore di quanti pratici Istituzionisti abbiamo. Ma questo Scrittore non ha però alcun criterio, e non allega per lo più alcuna ragione de’ suoi detti, contentandosi al solito de’ pratici di lasciarsi guidare dalle autorità de’ Dottori, o seppure per rarità di qualche ragione fa uso, essa è per lo più falsa, o almeno ben rare volte quella, che principale, e sostanziale chiamare si possa. Inoltre non osserva nissun ordine e nissun metodo, e mette spesse fiate delle proposizioni, e delle dottrine, laddove non vi hanno per nissuna maniera da stare. Finalmente gli manca tanto la critica, che la storia, senza la cognizione delle quali cose impossibile affatto si è,