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LEGGI ROMANE 103

camente per errore de’ Compilatori; e quando essa venga riposta nel suo debito luogo, allora ella non ritiene più quel senso, che comunemente attribuito le viene. Cajo, che autore è di quella Legge, altro non intendeva di dire, se non che quasi impossibile essere sul fatto il transigere senza qualche danno dell’una, o dell'altra parte, quando non si siano prima vedute le parole del testamento. Ma non era già la sua intenzione d’insegnare, che una tal transazione non possa di ragione sussistere, quando essa altramenti fatta sia con tutta la buona fede. E però questo testo di Cajo ha solamente da servir per prologo al titolo Quemadmodum tabulæe test. aper. e non appartiene punto al titolo de Transactionibus, come i più illuminati Dottori de' nostri tempi hanno ad evidenza provato. (a)

Ma vi è di peggio ancora. L'essere le Leggi così mal connesse, e poste fuori del debito ordine è spesse volte cagione, che quella Legge, la quale secondo la mente del suo autore, e secondo l'intenzione degli stessi Compilatori dovrebbe contenere una proposizione negativa, viene tutto all’opposto a fare una affirmativa, e così viceversa. Ci serva d’esempio la Lege 25. D. de Pactis. Questa a prenderla, com'essa giace, ci dà ad intendere, che il patto d’un correo possa gio-


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(a) Cujac ad L. 1. D. de Transact. Balduin. in Justin. lib. 3. pag. 1149. Tom.1. Jurispr. Rom. et Att. Ant. Faber. National. ad L. 6. D. de Transact. Noodt Julius Paulus c. 7. Idem de Pact. et Trans. c. 18. Strauchius ad 50. Dec. Exer. 4. c. 1. n. 6. Schuthing. de Transact. Super Controv. ex Test. ort. Georg. Beyer. in Posit. ad Dig. Pas. 110. Sam. Coccej. in Jur. Controv. lib. 29. tit. 3. qu. 3.


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