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montenero e le sue colline 13

lori, i mirti, gli oleandri, i bossi, i lentischi, le eriche, gli acanti, i giunchi ed altre piante, qualche volta in forma d’albero, più spesso in quella d’arbusto e cespuglio, rivestono i fianchi e le sommità dei colli di Montenero, dove per altro in non pochi tratti, e alcuni di questi da tempo assai antico, i terreni sono stati dissodati dalla mano dell’uomo e ridotti a cultura; e forse altri terreni vestiti di folta macchia verranno in seguito dissodati e fatti lieti di bella coltivazione.

Montenero di Livorno, scrive il Targioni Tozzetti, è abbondantissimo di piante rare ed è stato uno dei principali luoghi dove due restauratori della Botanica, Luca Ghini e Luigi Anguillara, abbiano fatto le le loro ricerche. Il Micheli altresì lo ha visitato tutto a palmo a palmo in diverse stagioni; ed a questi naturalisti dobbiamo aggiungere il più rinomato fra i botanici Carlo Linneo, il Cocchi, il Vallisnieri; Tiberio Scali e Giacinto Cestoni, entrambi livornesi, e molti altri. Quali piante crescano abbondantissime nelle pendici dei nostri monti potrà il lettore, se si diletta di questi studi, veder esposto nel citato volume del dottissimo viaggiatore sopra ricordato.

Questi monti, ora abbandonati e deserti, salvo che nella parte che è più prossima al Santuario della Madonna, furono già ricchi di ville e villaggi. Dopo la battaglia d’Azio (31 av. C.) Ottaviano Cesare popolò di soldati e divise tra essi tutti i campi e tutte le selve situate fra la vecchia Via Aurelia e la Via Emilia di Scauro. Quei territori, nonché molti altri che erano attinenze di Pisa, città potente e importantissima nel periodo imperiale di Roma, vennero così in possesso di insigni famiglie romane. Ond’è qui opportunissimo