Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
10 | CAPITOLO I. |
cui terreno appartiene alla classe dei Pluto-nettuniani, consiste in gran parte, così scrive il Repetti, di macigno schistoso convertito in gabbro rosso e in galestro diasprino. «Cotesta metamorfosi pietrosa, riporto le parole del diligentissimo esploratore della Toscana, è più potente e meglio che altrove si manifesta a levante e ponente delle limpide e ricche sorgenti del torrente Morra lungo la strada che da Valle Benedetta guida al Gabbro, il quale ultimo paese porta appunto il nome della roccia sulla quale fu fabbricato. E parimente a levante del torrente Morra, dove corre un filone di manganese ossidato cui serve di matrice una roccia quarzosa»1.
Da Valle Benedetta al Gabbro la catena è costituita da terreno eocenico serpentinoso che va a perdersi sotto il terreno miocenico e pliocenico della Valle del Savolano. Può dirsi, al postutto, che i terreni costituenti il Monte Livornese sieno del primo periodo di quell’età che i geologi chiamano terziaria2, mentre il piano sul quale essa catena risiede, fra il mare e Pisa, è terreno recente.
E i geologi e paleontologi, e principalmente Y insigne prof. C. Capellini Senatore del Regno e professore dell’Università di Bologna, hanno trovato degnissimi di studio e di ricerca i Monti Livornesi.
Nella Valle della Fine furono rinvenuti notevoli avanzi di quei cetacei fossili che gli scienziati chia-