Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/16

6 CAPITOLO I.

e coltivate valli, che va dolcemente digradando fin presso le foci del fiume Ardenza nel luogo detto la Madonnina, ov’è proprio la base di Montenero.

Questa piccola ma ridente catena, pittoresca specialmente nei tratti più selvaggi, a settentrione ed a levante della città di Livorno, è compresa fra 43°, 23’ e 43° 35’ di Lat. N; e 27° 59’ e 28° 7’ di longitudine orientale computata dal meridiano dell’Isola del Ferro.

Essa fu, al pari dei Monti Pisani e di quelli sui quali torreggia la vetusta Volterra, una grande isola nell’epoca pliocenica, secondo l’opinione del prof. Paolo Savi e del prof. Giuseppe Meneghini; ed il mare ne lambiva i fianchi. Dove adesso si distende la pianura che fa letto all’ultima parte dell’Arno e l’altra boscosa e palustre più presso a Livorno, fu già un ampio golfo, limitato dai Monti livornesi, dalle colline inferiori pisane e dall’alta giogaia del Monte pisano che maestoso vedesi oggidì chiuder dalla parte di tramontana questa zona conquistata sul mare.

Dalla criniera o spartiacque del Monte Livornese si distaccano diversi contrafforti. Ricorderemo per il primo quello che fra settentrione e maestro si avanza verso il padule di Coltano: è una propaggine di forma conoide iperbolica, chiamata, forse per la forma, Monte Corbulone. Tra esso, su cui recentemente è stata tracciata una via che permette di percorrerne i fianchi assai comodamente, e fra lo storico Montemassi o Montemassimo, altra notevole collina di questo gruppo livornese, s’asconde in valle solinga ed oltre ogni credere pittoresca il Romitorio della Sambuca, intorno al quale l’Archivio livornese conserva memorie antichissime.

Da uno di questi contrafforti della parte settentrio-