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prigioni, parte dei quali furono miserabilmente impiccati. Ciò accadde a’ 30 di Luglio del già detto anno 1304.

Ora, molti essendo gli sventurati che caddero in potere dei Guelfi vincitori, e non avendo i Fiorentini carcere alcuna capace di contenere un gran numero di prigionieri, intrapresero a fare un circuito di mura per fianco alla Chiesa di S. Simone, per entro ordinandovi le stanze, le quali potessero servire a simili occorrenze. Il terreno ove fu edificata questa carcere, fatta in forma d’Isola quadrilatera, apparteneva già alla nobile e potente famiglia degli Uberti, di Firenze espulsa fin dall’anno 1258 per le solite terribili cittadinesche discordie1. E siccome Messer Tolosatto degli Uberti guidava una di quelle schiere dei Bianchi, che tentarono la indicata impresa contro Firenze, può con una certa probabilità credersi che il terreno appunto ove esistevano e ov’erano state atterrate le case di quella famiglia, fosse prescelto dal Comune di Firenze a onta maggiore dei vinti.

  1. Per la concorde testimonianza di molti Storici Fiorentini sappiamo che gli Uberti possedevano varie case sulla Piazza, la quale viene ora chiamata del Granduca, e che in odio appunto di quella famiglia, non permise nel 1298 il Popolo Fiorentino all’Architetto Arnolfo di Lapo di valersi del terreno una volta appartenuto egli Uberti, per condurre a termine secondo il suo disegno il Palazzo destinato al supremo Magistrale della Repubblica, della fabbrica del quale era egli stato incaricato.
    Con ciò peraltro non si viene a rendere inverosimile, che gli Uberti, potenti e ricchi cittadini, non avessero altre case nel luogo ove furon poi fabbricate queste Carceri; e le testimonianze del Villani e dell’Ammirato non possono ammettere dubbio veruno.