Pagina:Pietro Jacopo Fraticelli Delle Antiche carceri di Firenze denominate delle Stinche.djvu/36

38


Facendo l’alienazione di quello Stabile, il Governo saviamente prescrisse che fossero messi a sua disposizione i due Medaglioni che stavano ai lati della piccola porta e che fossero conservate le pitture, già da noi descritte, dei due Tabernacoli, l’uno interno, l’altro esterno. Questo provvedimento, pel quale si sono preservati dalla distruzione quegli interessanti oggetti d’arte, è ben degno d’encomio; nella guisa stessa che è meritevole di biasimo il moderno vandalismo, distruttore non tanto di quelle memorie, di qualunque genere elle siano, le quali dovrebbero essere conservate; quanto di quei vetusti edifizj, i quali per la loro solidità e bellezza (rozza, se vogliasi) e per esser segni del carattere dei nostri Padri, non meriterebbero al certo di venire sfigurati in modo da non restar più in essi traccia veruna d’antichità. Veramente non sarebbero da demolirsi se non che quelle sole antiche fabbriche, le quali, come questa delle Stinche, non presentassero nissuna particolarità e bellezza.

Per cura adunque dei quattro sunnominati Signori,

    rebbe Politeamo, il quale è un vocabolo composto, come può da ognuno facilmente ravvisarsi, da Πολυ e da Θέαμα voci greche, cambiando l’a finale in o per ridurlo alla maniera italiana. Essendo Θέαμα definito locus ad videnda spectacula, Politeamo non verrebbe a indicare altro se non che un Edifizio che racchiude più e diversi luoghi nei quali si danno al Pubblico degli spettacoli, ovvero più e diversi luoghi, che servono all’intertenimento del Pubblico; cosicchè potrebbe dirsi il Salone dei Filarmonici nel Politeamo Fiorentino; la Cavallerizza, il Teatro Diurno del Politeamo Fiorentino. Veramente se si vuole un vocabolo, che racchiuda in se collettivamente l’idea dei tre sunnominati edifizj, si stenterà molto a trovarne uno più proprio di questo.