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Poco distante da quel Cortiletto stava l’Archivio, nel quale fra le altre cose osservavasi il Processo originale del famoso Frate Girolamo Savonarola Domenicano1. Ma tutte quelle interessanti carte e antichi documenti andaron poi espilate e affatto perdute, quando sotto il Governo Francese la stanza dell’Archivio e la contigua furon destinate a servir di corpo di guardia a un picchetto di soldati, che quivi stavano alla custodia dei militari refrattarj o dei colpevoli per cause di brigandaggio.

Entrando per l’altra porta (per quella, cioè, detta de’ Forzati) si vedeva da mano sinistra, ad un’altezza non molto grande, un leone, (animale prediletto dei Fiorentini e da loro tolto ad insegna), scolpito in pietra, sopra una mensola pur di pietra, collocata in quella muraglia, che abbiam già detto aver formato parte delle antiche mura della città di Firenze. Volgendo a mano destra, si trovava una porta che dava l’ingresso ad alcune Carceri, e sopra di essa era la seguente iscri-

    Stincarum apposta dal Cennini ad un trattato da lui scritto sull’arte della Pittura, si argomenta che egli stesse un tempo rinchiuso nelle Stinche, e che quindi potesse questi essere il dipintore di quel Tabernacolo. Ciò avrebbe dovuto succedere intorno al 1437.

  1. Fra Girolamo Savonarola, capo del partito detto dei Piagnoni, tentando col mezzo di un mal inteso bigottismo di riformare il governo di Firenze e di acquistarsi gran numero di fautori onde opporsi all’altra fazione detta degli Arrabbiati, fautrice della tirannica potenza de’ Medici, incontrò l’odio di molti e del Papa Alessandro vi pur anche, in modo che pagò colla vita il fio del suo zelo democratico insieme e religioso.