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compagnati alla Chiesa di S. Croce, ove con danari che si davano loro per carità, venivano lasciati liberi e spediti.

Avendo dunque Giovanni fatto vedere in uno de’ Tabernacoli l’atto di carità del visitare e sovvenire i miseri nel luogo di loro infortunio, volle rappresentar nell’altro l’ultimo termine della carità stessa, che è il torgli affatto da tale infelicità. Questo pertanto era l’argomento di quella bellissima dipintura a fresco, la quale sappiamo dal Baldinucci, che fino da un secolo e mezzo fa, era molto guasta e quasi ridotta al suo termine, per colpa degli anni e dei venti, che quivi molto possono. Non è quindi da farsi meraviglia, se questo Tabernacolo, essendo tutto lacero e guasto, venisse, or son press’a cinquant’anni, demolito1.

  1. Firenze antica e moderna, vol. VI, pag. 133.