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e per essa, approssimandosi il 1859, non potendo dare, com’altra volta, il suo braccio e il suo sangue, dà il poco tempo disponibile profondendo il suo denaro, preparando scritti per eccitare gli animi dei pusillanimi, ed agevolando coloro che, emigrati dagli stati Pontifici e della Lombardia, volevano riparare in Piemonte. Avvicinandosi il gran giorno egli con molti altri patriotti prepara quella rivoluzione che doveva fare libero il suo paese, e lo fece infatti, senza spargimento di sangue, il che portò al colmo la sua sodisfazione di patriotta e di galantuomo.


Ufficiale nella guardia Nazionale.

All’organizzarsi della Guardia Nazionale, nella quale veniva a rivivere la Guardia Civica del 1848, Egli fu dei primi ad inscriversi. Nominato Sottotenente nel Luglio 1859, si prende tanto a cuore l’insegnamento dei suoi militi che per esso non risparmia nè tempo, nè fatiche, acciocchè la sua compagnia fosse detta a ragione, come subito la chiamarono, la compagnia modello. Nel 5 Aprile 1860 fu nominato Tenente ed in questo grado rimase finchè non fu costretto, per i suoi continui viaggi, a dimettersi poco prima che la Guardia Nazionale si sciogliesse.

Nel 1856 aveva perduta la sorella Ilia e nel 1864 anche il fratello Evandro: nè alla morte di questi nè a quella del fratello Ettore, avvenuta nel 76, nè a quella del padre, che accadde nel 1880, egli si trovò presente, trattenuto sempre fuori dalle ricerche e dai lavori da eseguirsi pel Principe Boncompagni.

Mentre, per la vittoria di S. Martino e di Solferino, sembrava che il riscatto italiano dovesse essere un fatto