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Un prigioniero ungherese che venne in questo tempo ci disse che avremmo da far molto perchè son molti. Alle 10 fummo attaccati col cannone, nel medesimo tempo fu attaccato Curtatone e S. Silvestro. I nostri bravi bersaglieri uscirono dalle barricate comandati dal povero maggior piemontese Beraudi, e dopo alquanto tempo cominciarono a far fuoco dalla parte di S. Silvestro, quindi dalla nostra sinistra, a pochissimo da noi. Il fuoco era vivissimo da tutte le parti, e le palle di cannoni, razzi, bombe ed altre diavolerie ci chiacchieravano sopra le teste nostre in modo che per allora ci facevano udire, e cantavamo tutti di gioia. Da Curtatone venne De-Laugier, il Generale Bava per incoraggirci e tutto il campo echeggiò di evviva. Dopo averci lasciati colle lacrime agli occhi, e che noi credevamo di consolazione, esso ritornò a tutta carriera a Curtatone. Da codesto punto cominciarono i nostri feriti, e fu mandato ai bersaglieri un rinforzo e nuove munizioni perché alcuni avevano dovuto abbandonar la mischia per venire a prenderle. Ardendo io con alcuni altri di attaccarci, non essendo cominciato il fuoco ancora alle barricate togliemmo il permesso al coraggioso Antinori per portar cartuccie ai Bersaglieri. Infatti traversammo la strada dove fioccavano le cannonate e andammo al treno ad empirci di cartucce e via a gambe fuori delle barricate. Passando da un cancello una palla ruppe i pilastri che lo reggevano e passò dinanzi a noi. Usciti dalle barricate trovammo i nostri che erano respinti da innumerevole e compattissimo plotone Tedesco che inoltrava nel mezzo al grano e fra gli alberi. Andavamo soccorrendo di cartucce chi veniva a prenderle e facemmo fuoco anche noi, nè ci ritiravamo dentro alle trincee benchè a tutta voce Beraudi ci richiamasse. Ma battè il tamburo per noi, e cominciò un fuoco più che fortissimo dalle barricate, così che essendo troppo pericoloso il restare fra due fuochi rientrammo portando o meglio trascinando con noi quanti più feriti dei nostri potemmo. A me toccò il povero Clearco Freccia a cui una palla passò il cibernino ed entrò nel ventre. Il Paganucci a cui lo consegnai all’Ambulanza mi disse esser mortale. Abbi giudizio a dirlo a Palmiro che forse potrà avvisare suo fratello. — Vedendo i Tedeschi le nostre schiere corsero avanti alla baionetta e furono respinti dal nostro fuoco per ben due volte. Si avanzarono la terza, allora il capitano Antinori, il Fabbroni, e non so chi altri col Beraudi saltati sulle barricate ci animarono inseguire i Tedeschi. Saltati fuori con urli grandissimi li trovammo a 20 e pochi passi più da noi e