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ogni esitazione, con animo vigoroso e con pari costanza diate opera a distruggere questo mal seme, fecondo di esizialissime conseguenze. Rammentate ognora che lo Spirito Santo vi ha posti a reggere. Rammentate il precetto di S. Paolo a Tito: Argue cum omni imperio. Nemo te contemnat1. Esigete severamente dai sacerdoti e dai chierici quella obbedienza, che, se per tutti i fedeli è assolutamente obbligatoria, pei sacerdoti costituisce parte precipua del loro sacro dovere.

A prevenire però di lunga mano il moltiplicarsi di questi atti riottosi, gioverà assaissimo, Venerabili Fratelli, l’alto ammonimento dell’Apostolo a Timoteo: Manus cito nemini imposueris2. È la facilità infatti nell’ammettere alle sacre ordinazioni quella, che apre naturalmente la via ad un moltiplicarsi di gente nel santuario, che poi non accresce letizia. — Sappiamo esservi città e diocesi, ove, lungi dal potersi lamentare scarsità nel clero, il numero dei sacerdoti è di gran lunga superiore alla necessità dei fedeli, Deh! qual motivo, o Venerabili Fratelli, di rendere così frequente la imposizione delle mani? Se la scarsità del clero non può essere ragione bastevole a precipitare in negozio di tanta gravità; là dove il clero sovrabbonda al bisogno, nulla è che scusi dalle più sottili cautele e da somma severità nella scelta di coloro, che debbano assumersi all’onore sacerdotale. Nè l’insistenza degli aspiranti può menomare la colpa di siffatta facilità! Il sacerdozio, istituito da Gesù Cristo per la salvezza eterna delle anime, non è per fermo un mestiere od un ufficio umano qualsiasi, al quale ognun che il voglia e per qualunque ragione abbia diritto di liberamente dedicarsi.

  1. II, 15.
  2. I, Timoth. v, 22.