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Facendo rifare il pavimento della Chiesa il Sig. D. Paolo Gabrielli Parroco di Albacina, vicino all’altare maggiore in cornu epistolae lo ritrovò di nuovo li 14 Luglio 1823, come mi disse, e mi mostrò la lapide, che vi ritrovò, la quale così dice in caratteri gotici
IN NOMINE CHRISTI AMEN
A REPARATIONE DNI AN . MCXCVII
REGNANTE RIGO IMPERAT.
INVENI CORPVS BEATVM
VENANTII V . KAL . IVNII ET
HIC REQVIESCIT
Lungi circa a tre miglia da Tufico esiste anche a’ giorni nostri un’avanzo della Romana magnificenza, che il tempo, le guerre, la barbarie, la superstizione, e l’ignoranza non hanno saputo oltraggiare. È un tempio di non molta ampiezza situato alla destra del fiume Sentino alle falde della Montagna detta di Frasassi, o Valle Montagnana in un piccolo piano, chiuso da ogni parte da’ Monti, e da’ Colli. Ha tre navate, e Dorica è l’Architettura. Da quattro colonne è sostenuto nel mezzo un Torrioncello, il quale termina in catino di gotico disegno, come pure dello stesso modello sono le volte della nave. Ma queste gotiche fabbriche sono in data assai posteriore a tutto il corpo del tempio, e del Torrioncello, come giudicarono il P. M. Becchetti, e Gio. Antonio Antolini Architetto Romano, che lo esaminarono nell’anno 1784. Lungi trenta piedi dal tempio vi era anticamente un bagno medicinale. L’acqua, di cui in questo bagno facevasi uso, è indubitatamente quell’acqua minerale quasi perfettamente limpida, della gravità dell’acqua piovana, del colore dell’acqua comune impregnata di fegato di zolfo, e chiamata acqua solfatara, il di cui acuto odore si diffonde in tempo principalmente umido in distanza assai considerabile dalla sorgente, che è assai abbondante. Scaturisce alle falde di un’alto monte squarciato da capo a fondo, come in appresso dirò, chiamato monte di Frasassi, o Val-