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dotti,i pavimenti di mosaico, che sono stati sino ad ora scoperti, e che di tanto in tanto si ritrovano, ciò ci dicono. Similmente non può dubitarsi, che ivi fu Tufico, perchè nelle lapidi ivi trovate leggesi tal nome.

Il Nintoma crede, che il fiume Giano, che bagnava le mura, o passava in mezzo a Tufico, e che viene da Fabriano, sia stato così chiamato, perchè il console Decio quando sagrificò sè stesso agli Dei Mani cominciò la sua preghiera dall’invocare questo Dio, come racconta T. Livio. Iane, Iupiter, Mars pater, Quirine, Bellona, Lares, Dii novensiles, Dii indigetes: Divi, quorum est potestas nostrorum, hostiumque: Dii Manes, vos precor, veneror etc. Ma oltrechè il luogo, ove Decio fece tale preghiera è lontano, come dissi dal fiume Giano: non è credibile, che fu chiamato col nome di una divinità, che egli invocò, quando non pregò quella sola, ma Giove, Marte, Bellona. Al più poteva chiamarsi fiume della preghiera, se fosse vero, che Decio in tal luogo orò, o pure il nome di Giano avrebbe avuto il fiume sin da quel tempo. Al contrario la prova più antica, che il Nintoma riporta nella sua terza lettera1 è un verso di Leonora della Genga, che visse a’ tempi del Petrarca.

Di Smeraldi, di perle, e di Diamanti.
Copra il tranquillo Giano ambe le sponde.

Perchè dunque tal fiume fu così chiamato? Ce lo dice lo stesso Nintoma nella stessa lettera2 = E siccome i fiume, i quali hanno lo stesso nome colle Città, che bagnano, o da esse lo pigliano, o ad esse lo danno, come a ciascuno pratico della Geografia può esser manifesto: così la dinominazione di Giano al fiume è sempre antichissima. Imperocchè se l’ha presa dalla Città detta Faberjana, ella è antica colla medesima, se alla Città lo ha dato, la denominazione sarà più antica di essa = Se dunque i fiumi hanno lo stesso nome colle Città, che bagnano: così quel fiu-


  1. P. 11.
  2. P. 18.