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piodella presente guerra fu questo. Erano nella Città di Alba due Legioni di Lucio Antonio, tra le quali nacque grandissima discordia, e cacciati i capi loro, fecero segno di volersi ribellare. Ottaviano, e Lucio accelerarono di prevenire l’un l’altro in tirare al suo partito le prefate due Legioni. Ma Lucio fu innanzi, il quale e con denari, e con promesse confermò i soldati nella fede. Dopo questo Firmio venendo con un altro esercito a Lucio, fu tra via assaltato da Ottaviano, e perciò Firmio tirandosi indietro si condusse la notte alla Città di Sentia, fautrice della parte di Lucio. Onde Ottaviano temendo in quella notte di non incorrere in qualche pericolo di agguato, aspettò, che il giorno apparisse, e la mattina seguente pose l’assedio a Sentia. Lucio prese la volta di Roma„. Si rileva dunque da queste parole, che Alba, di cui parla Appiano, è la Picena, perchè era vicina a Sentino, il quale appena fatto giorno fu assediato da Ottaviano, che nella notte per timore di non incorrere in qualche agguato, erasi fermato nella campagna aperta, posta tra Alba, e Sentino, cioè nel distretto della Parrocchia ora detta di S. Giovanni.

È vero, che nel testo anche greco di Appiano, che volli rincontrare, non leggesi Sentino, ma Sentia: ma che per questo? È troppo visibile l’errore fatto dagli Amanuensi, non si può dubitare, che questi non barattarono la parola di Sentino in quella di Sentia, e si rileva da Dione1. Questi racconta, come Appiano, i principii, ed i progressi di quella guerra, che fu chiamata poi Perugina, e come è proprio degli storici, tralascia, o aggiunge alcune circostanze, che non furono narrate da Appiano. Ecco le di lui parole„ Norcia è una Città de’ Sabini. Cesare prima di ogni altro si accostò ad essa coll’esercito, e fugato il presidio, che ivi aveva il quartiere, e respinto dalla Città da Tisieno Gallo, e sceso nell’Umbria, con inu-----

  1. Lib. 48. p. 368.