Pagina:Piceno Annonario ossia Gallia Senonia illustrata Antonio Brandimarte 1825.djvu/79


63

banominata da Procopio fu l’Alba de’ Marsi. Il P. Scevolini1 dopo aver narrate le antichità ritrovate presso il Castello di Albacina crede, che esse appartennero non alla Città di Tufico, che ignora, ma ad Alba, e così dice — Da questo, che qui scrive Procopio, siamo costretti dire, che nella Marca fosse una Città, e Città di grandissima importanza, la quale fosse domandata Alba. Ora fra quante o Città, o Terre, o Castelli della Marca sono al presente in piede, niuna ve n’è, la quale abbia questo nome, nè anco di quelle, che o al tempo de’ Goti, o de’ Lombardi furono distrutte, alcuna serba tal nome nella memoria degli uomini studiosi dell’antichità. Adunque bisognerà, che non avendo altro nome questa, di cui ragioniamo, di lei intenda Procopio. Tanto più, che il Castello in questo luogo edificato è detto Albacina nome diminutivo di Alba. Volendo inferire quelli, che gl’imposero tal nome, che dalla famosa, e gran Città di Alba questo piccolo castello trasse l’origine = Eppure nell’anno 537 di nostra salute non solamente era in piedi, ma era una città assai florida, come si ricava dal seguente passo di Procopio2

„Arrivando in Roma una moltitudine di milizie, Belisario avendo mandati a svernare i soldati a cavallo nelle vicinanze di Roma, comandò, che Giovanni figlio della sorella di Vitaliano colla sua cavalleria andasse nella Città di Alba situata nell’Agro Piceno, e che ivi svernasse con ottocento soldati a cavallo. Inviò con lui quattrocento soldati delle coorti di Valeriano, ai quali comandava Damiano figlio della Sorella di Valeriano, ed ottocento de’ suoi scudieri persone bellicosissime, ai quali diede per capi Sutano, ed Abigino, che erano armati di asta, e loro ingiunse, che seguissero Giovanni, a cui dati aveva i seguenti ordini, cioè, che osservasse cogli ini-

  1. Antich. Picene T. XVI. p. 37.
  2. Lib. 2. c. 7. de Bello Gothor.