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la gente seco insieme offerta, e consagrata, e così ogni cosa esser piena di spavento, e le furie infernali a disfacimento de’ nemici. Sopravvennero dopo questo in ajute di costoro, che rinfrancavano la zuffa, Cornelio Scipione, e Cajo Marzio mandati in soccorso al collega da Q. Fabio dell’ultima parte della retroguardia. Quivi s’intese del fatto di Decio grandissimo conforto, e stimolo di ardire di fare ogni gran cosa per la Repubblica. Stando i Galli serrati, e cogli scudi intrecciati in modo, che non pareva, che l’affrontarli di appresso fosse cosa agevole, per comandamento de’ Legati furono raccolti tutti i dardi, e le lance, che tra l’uno esercito, e l’altro giacevano in terra, e lanciate nella palvesata, che essi avevan fatto, i quali dardi essendo fitti parte ne’ palvesi, e parte nelle persone loro, fu aperto, e sbaragliato in modo quel gruppo, che una gran parte, come smarriti, ne caddero in terra senza avere ferita alcuna. Queste mutazioni aveva fatto la fortuna nel sinistro corno de’ Romani.

Fabio dall’altra parte, come si è detto, badando aveva consumato il dì, poscia quando gli parve, che il grido de’ nemici, nè l’empito, nè le armi lanciate non avessero la medesima forza: avendo comandato a condottieri de’ Cavalli, che girassero colle squadre al fianco de’ Sanniti: acciocchè quando faceva loro segno, urtassero quei da traverso con quanta più forza ei potessero: comandò a’ suoi, che a poco a poco facessero innanzi le insegne, e si sforzassero di muovere i nemici dal luogo loro. Poichè ei vide, che non facevano resistenza, e conobbe chiaramente la loro stanchezza, fece di nuovo urtarli dalle legioni, mettendo insieme tutti gli ajuti, i quali si avevano riservato all’ultimo, ed ad un tratto diede il segno ai cavalli, che assaltassero i nemici. Non sostennero i Sanniti tanto empito, ed oltre la schiera de’ Galli (lasciando nella zuffa gli amici) si rifuggivano al campo a tutta briglia. I Galli avendo fatto una palvesata, insieme stretti stavano fermi. Fabio allora, udita la morte del collega, comandò alla banda de’ cavalieri Capovani, che erano