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parofatto intorno alla città, o Rocca, che nel medio evo, come ci accerta la storia1, si edificava o sulle rive di un fiume, o sopra una collina, o dove si stimasse il terreno più atto all’offesa, o alla difesa. Insiste il Nintoma: quando Decio si sacrificò agli Dei Mani, invocò Giano prima di ogni altro Dio: il fiume, che bagna Fabriano, chiamasi Giano, perchè prese il suo nome da tale preghiera; dunque la battaglia accadde nell’Agro Fabrianese. Rispondo, che egli mi deve provare, che il fiume prese il nome di Giano dalla preghiera, che fece Decio, perchè la ragione a me dice, che dalla sua origine sino allo scaricarsi nell’Esi non bagnando questo fiume altro luogo, che la Città di Tufico, da essa prese il nome, ed anticamente chiamossi Tuficano, come in appresso dirò.
Dal sin qui detto chiaramente si rileva, che la battaglia non seguì nella pianura di Fabriano, ma in quella di Sentino, ed in quel luogo indicatoci dalla tradizione. Questa ci accerta, che accadde nel Campo ora chiamato di Toveglia, o campo della Battaglia, che forma le parrocchie di Gaville, e di Colle della Noce. Detta pianura è tramezzata da una strada consolare, che internandosi negli appennini esciva di rimpetto all’Eremita di Valdurbia, ove si veggono i sassi logorati dà Carri, e poscia andava a Luceoli oggi la Scheggia. I Romani per venire nell’Agro Sentinate non altra strada poteron tenere, che o quella di Camerino, o della Scheggia. La tradizione ci accerta, che quivi accadde. Secondo la cronologia del Roderique2 succedette tal battaglia l’anno innanzi la nascita del Salvatore nostro Gesù Cristo 294, cioè due mila cento diciotto anni sono, mentre l’anno in cui scrivo è 1824 di nostra salute. Riporterò ora ciò, che dice T. Livio nel Libro decimo3 della Deca prima tradotta dal Nardi.
È cosa più verisimile, che tal rotta si ricevesse piuttosto da’ Galli, che dagli Umbri, perchè più volte innan-