tino otto, e più miglia, e monti non piccoli dividono, e restano in mezzo alle due pianure, cioè a quella di Fabriano, e di Sentino; come dunque la pianura di Fabriano può prendersi per agro Sentinate? Prosiegue il Nintoma a farsi forte colle seguenti parole di Procopio: nec multo post Romanus quoque exercitus Narsete duce, castra in Monte Apenino metatus est; centum ad summum stadiis procul a castris hostium plano quidem in loco, sed multis cincto tumulis prope extantibus: ubi quondam a Camillo, Romani duce exercitus victas acies, et cœsas ferunt Gallorum copias: id quod suo locus nomine etiam num testatur, et memoriam cladis Gallorum servat, Busta Gallorum dictus. Busta enim Latini vocant rogi reliquias, et plurimi visuntur hic mortuorum tumuli terra aggesta editi... tum quia, cum ager, ut dixi, tumulosus esset, a tergo circumveniri non poterat Romanus exercitus, nisi per tramitem subjectum colli. I cadaveri de’ soldati, dice egli, furono bruciati in un luogo, che a’ tempi di Procopio chiamavasi Busta Gallorum. Or il Cluverio ci assicura, che Busta Gallorum è la Bastìa. Questo castello è situato oggi nel contado di Fabriano, ed è distante quattro miglia da esso: dunque la battaglia accadde nell’Agro di Fabriano. Rispondo, che dalle parole di Procopio chiaramente si osserva, che Busta Gallorum non fu nè Castello, nè Città: ma che fu una campagna aperta, e piena di sepolcri, che questa pianura era piena di monticelli: dunque non fù la pianura di Fabriano, perchè ager ejus non est tumulosus, come quella di Sassoferrato, e non fù la Bastìa, perchè non rimane nella pianura. È un sogno poi del Cluverio, del Nintoma, del Colucci, e di tutti gli altri scrittori il pretendere, che il Castello della Bastia abbia preso il nome dall’essere stati ivi abruciati i cadaveri de’ Galli. Furono questi inceneriti nella Corsica? Eppure vi è una Città chiamata Bastia. Furono questi dati alle fiamme vicino ad Assisi? Eppure vi è un Castello chiamato Bastia. La parola bastia, o bastita in lingua italiana non altro significa, che ri-