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lora non forse, come egli dice1, ma certamente Ascoli era in essa, e sicuramente non rimaneva nel Piceno. Non poteva essere2, che verso il mare fosse Regione Pretuziana, e verso gli Appennini fosse Piceno, perchè Plinio pone per termine di queste due regioni il fiume Elvino, che da’ monti corre nel mare. Si può credere, che la regione Pretuziana non giungesse a diciotto miglia dentro terra, e non comprendesse Ascoli, e che l’Elvino verso il mare fu de’ Pretuziani, e verso il monte de’ Piceni? Finisce il suo frammento coll’ingannare per la seconda volta i lettori, facendo ad essi credere, che dopo aver io interpolato Plinio, citai per autorità Pliniana3 la mia interpolazione facendola servire di prova, che Torre di Palma è l’antica Palma. Vorrei però, che mi dicesse ove la citai, e che riportasse le mie parole? Conchiuderò col ripetere nuovamente, che siccome gli uomini più valenti della mia, e delle altre Provincie non seppero sino ad ora spiegare la corografia Pliniana del Piceno, e la lasciarono imperfetta, dopo essersi contraddetti: così sono sicuro, che in avvenire ciò succederà a tutti, se non si appiglieranno alla emenda, che feci, e cadranno in tutte quelle bassezze, ed errori, in cui caddero il Sig. Antaldi, che credeva di vincermi, e l’Av. Simonetti che lo difese, dà quali sino ad ora indarno ho attesa la risposta.

Le Capitali del Piceno suburbicario furono tre, cioè Adria, che sotto il nome di Atri esiste anche a’ giorni nostri, Palma, che esisteva presso il Castello di Torre di Palma della Marca Fermana, e Pretuzia, di cui non seppi precisare il sito ove fu. Lo dirò ora. In una valle vicina al Fiume Tordino chiamato Herninum dalla Tavola Peutingeriana, e precisamente nella contrada chiamata Propezzano, in cui rimane una Chiesa sotto il titolo di S. Maria di Propezzano, posseduta anticamente da’ Monaci, e poscia da’ Padri Minori Osservanti di S. Francesco, esisteva tale Città.

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