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gozianti,ed ai popoli convicini a poco a poco si accrebbe, e divenne un’insigne Città. Distrutta da’ Goti, o da’ Longobardi, gli abitanti si ritirarono nel monte di S. Altebrando, che sovrasta Fossombrone, ed ivi fissarono la lor dimora. Sedati i tempi, ed essendo tal luogo assai scosceso, a poco a poco, vennero nella pianura, ed edificarono l’odierna città. È nominata dall’Anonimo Ravennate, e si trova segnata in tutte le donazioni della Pentapoli fatte alla Santa Sede. L’Itinerario Gerosolomitano tra il Foro Sempronio, e Fano pone un luogo di fermata, e lo chiama Mutatio ad Octavum, cioè lapidem. Il Cluverio crede che fu verso Saltara, ma l’Olstenio lo pone verso S. Antonio della Quercia.

FANVM FORTVNAE XVI, e la pone in distanza del Foro Sempronio sedici miglia, ed otto da Pesaro. È nominata tale Città dagli Itinerarii di Antonino, e dal Gerosolimitano, da Plinio, da Strabone, e da Tolomeo. Pomponio Mela la chiama Colonia Fanestris. Nelle lapidi ora trovasi Fanum senza altro aggiunto, ora Fanum Fortunae, ora Colonia Fanestris, ora Colonia Iulia Fanestris. Riconosce la sua origine da un tempio dedicato alla Fortuna, vicino a cui cominciossi a fabbricare gli edificij, ed a poco a poco ne sorse una Città. Siccome la Gallia Togata fu abitata dagli Etrusci, che erano popoli assai superstiziosi, così si può credere, che da essi riconosca la sua origine, come la riconosce Cupra Marittima al dire di Strabone. Il Pontificale di Ravenna nella vita di S. Agnello, ci fa sapere, che nell’anno 565 di Cristo Fano fu distrutta da un incendio, e che vi perì una gran moltitudine di persone1 et civitas Fano igne concremata est, et moltitudo hominum flamma consumpta est: castrumque Cesenatum incendium devoratum est. Presentemente questa Città è assai florida.


  1. Murat. Rer. Italic. Script. T. I. p. 43.