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CAPITOLO XIII.
Sopra Monte Ginguno, Luceoli, ed altri luoghi
del Piceno Annonario montano
Strabone trattando dell’Umbria pone un Monte chiamato GINGVNO. L’edizioni però non sono tra loro uniformi, ed in alcuna si legge monte Giunguno, in altra monte Cinguno: in questa Monte Gingo, ed in quell’altra Monte Ginguno. Quest’ultimo nome adotto, che si trova in quell’edizione fatta cum notis Casauboni. Il Cluverio, e gli altri antiquarii non parlarono di questo Monte, trovasi segnato nella carta dell’Italia antica del Muratori, ed il P. Scevolini1 credette, che il Castello della Genga fu il Monte Ginguno di Strabone. Il Colucci poi senza prendersi neppure la pena di consultare Strabone pensa, che questi parlar non può di tal Monte. Il Casaubono non sa, ove fu, e null’altro dice nella nota: de Ginguno monte nihil habeo, Iguini leguntur in Umbria apud Plinium. Forte inguini ab hoc monte Inguno, sed nihil affirmo.2 Ma Strabone, che lo nominò, c’indicò il sito preciso, ove rimane. Ecco le di lui parole: Nam a Ravenna Umbri propinqua tenent, ac deinceps, Sarsinam Ariminum, Senam, Camarinum: ibi et Aesis fluvius, Gingunus mons, Sentinum, Metaurus fluvius, Fanum Fortunae. Dice dunque, che era tra il fiume Esi, e la Città di Sentino. Or rimanendo in tal luogo la Montagna di Frasassi, ognuno chiaramente osserva, che questa è il Monte Ginguno. Credette Strabone di doverla nominare, perchè è uno spettacolo il più bello, che può presentare la natura. Anticamente questa era unita, ma un terremoto, di cui non si ha alcuna notizia, la divise da capo a fondo. L'apertu-
- ↑ Antic. Pic. T. 17. p. as.
- ↑ La parola Iguini, che leggesi in Plinio, è corrotta. Il vero monte di Gubbio fu Iguvium, come leggesi nelle lapidi, e Plinio parla di Iguvini, e non del Monte Ginguno.
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