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si rintraccia come presentemente chiamasi il fiume Aprusa, dopo cui veniva il Rubicone. Il Cluverio, ed altri antiquarii credono, che il fiume chiamato oggi Ausa, che rimane tra Rimino, e Pesaro, sia l’Aprusa. Io al contrario sostengo, che non può essere. Imperocchè Plinio si protestò1 che quando egli delineava il littorale avrebbe tenuto l’ordine naturale, in cui erano posti i luoghi, ed avrebbe seguita la descrizione dell’Italia, che fece Augusto, che la divise in undici Regioni. Avendo egli cominciato a delineare l’Italia dalle Calabrie fedelmente eseguì quanto promise, e collocò successivamente i luoghi nell’ordine, in cui sono sino a Pesaro. Non è credibile, che voglia alterare tal metodo da Pesaro sino al Rubicone, e poscia riprenderlo. Si deve dunque stimare, che come fedelmente lo osservò sino ad ora, ed in appresso lo osserverà, scrivendo la sesta regione così dice: nunc in ora flumen Aesis, Senogallia, Metaurus Fluvius, colonia Fanum Fortunae, Pisaurum cum amne, et intus Hispellum etc. Secondo la divisione di Augusto la sesta regione dunque cominciava nel fiume Esi, e comprendeva Pesaro col fiume. Era dunque il termine divisorio delle due regioni quel fiume posto di là dal Pisauro. Di fatti così prosiegue: octava regio determinatur Arimino, Pado, Appennino. In ora fluvius Crustumium, Ariminum colonia cum amnibus Arimino, et Aprusa, Fluvius hinc Rubico quondam finis Italiae. Ab eo Sapis etc. Il fiume dunque Crustumio situato di là dal fiume Pisauro divideva le due Regioni, e presentemente gli antiquarii convengono nel credere, che il fiume Conca sia il Crustumio. Dopo il Conea viene l’Ausa, e questo fiume non può credersi l’Aprusa, perchè l’Aprusa di Plinio non succede al Conca, ma la fiume Arimino oggi Marecchia. Dunque l’Aprusa non è il fiume Ausa, ma è quello chiamato anche a’ giorni


  1. Lib. 13. c. 5.