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questo cattivo successo marciò verso Imola, che sorprese: ed abbandonando i Barbari le piazze senza ardire di venir seco alle mani, s’impadronì di una parte dell’Emilia.
È nominato Urbino dall’Anonimo Ravennate, che dice: Monte Feltre, Orbino, Foro Sempronio, ed Anastasio Bibliotecario ci avvisa, che dal Re Pippino fu donato alla S. Sede. Lo troviamo enumerato fra le Città della Pentapoli ne’ diplomi di conferma fatta dagli Imperadori Lodovico, ed Ottone. I Pontefici Romani diedero in Vicaria perpetua per la S. Sede Urbino col suo Ducato ai Signori di Monte Feltro, ed estinta la linea di questi, ai Signori della Rovere, che furono adottati per figli. L’ultimo Duca fu Francesco Maria II. per la morte di cui la S. Sede rientrò in possesso de’ suoi stati. Sopra la porta grande di Urbino detta di Valbana rimane la seguente lapide, che contiene la storia di detta Città, e dice, che appartenne al Piceno, cioè annonario. Vi fu posta nell’anno 1621 in occasione, che i serenissimi Sposi Federico, e Claudia venendo da Firenze fecero la pubblica entrata, come narra il Benedetti.
VRBINVM ROMANORVM ANTIQVISSIMVM
MVNICIPIVM
OLIM VMBRIAE VETVSTISSIMA CIVITAS
MODO INTER PICENI MAIORES
LONGE TAMEN HISCE TEMPORIBVS
SVB SERENISSIMIS DVCIBVS SVIS CLARIOR
SED HILARIOR NVNQVAM
FEDERICO ET CLAVDIAE PRINCIPIBVS
FAVSTVM ET FOECVMDVM PRECATVR
CONIVGIVM
Come Urbino prese il distintivo dal vicino fiume Metauro, così da esso lo prese un’altra Città chiamata Tiferno. Plinio descrivendo la sesta regione dice: Tifernates cognomine Tiberini, et alii Metaurenses. Due dunque erano i Tiferni: uno presso il Tevere, e l’altro presso il Metauro. Gli antiquarii co-