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lemaggio, o Collemancio fabbricato dalle rovine di un paese vicino distrutto. Ivi furono trovati mosaici, aquedotti, Statue Colossali, iscrizioni, ed altre anticaglie. La costante tradizione ci accerta, che quivi fu una città chiamata Urbino, e questa non solamente rimane in Collemancio, ma in Assisi, ed in Bettona. Vien confermata dal nome, che porta di Valle di Urbino, porzione del territorio di Collemancio. È diviso questo in quattro parto chiamate Valli con un’aggiunto per distinguerle, ed una di esse porta fin’oggi il nome di Valle di Urbino. Questa tradizione è anche confermata da’ documenti antichi. In quello dell’anno 1018 stampato dal detto P. Abate1 nell’indice delle Pievi, e dipendenze del Vescovato di Assisi si annovera Plebem S. Mariae de Orbinum. Lo confermano altri posteriori strumenti, e segnatamente due del 1403, e 1405 2, dove si nomina plebs, et Ecclesia S. Mariae de Monte Urbini extra Collemancium Diocesis Asisien. Lo attesta la vecchia cronaca ms. compilata nel secolo XIII, che si conserva nell’archivio del sacro Convento di S. Francesco di Assisi. Nel capitolo intitolato De oppressione Ducatus Spoletani a Totila, et Gothis3 si legge: ideo autem regio Umbriae a Gothis, et Totila oppressa fuit, et redacta in servitutem . . . . occupatis civitatibus, et oppressis . . . . Spoletana, et Mevanea, et Spellantenzi, et Bictonia, et arbiniensi, discurrentes victualia pro se, et jumentis suis a populis istarum petebant, et auferebant . . . fugientes a Gothis seminudi, et pauperes in aliam patriam perrexerunt, ed in altro Capitolo4: arbinense vero oppidum exterminatum emarcuit, et deinceps non resurrexit. Di fatti Procopio ci assicura del guasto, che all’Umbria, ed al Piceno fu dato da’ Goti. Per darne un piccolo saggio accennerò in succinto quello, che accadde nelle nostre parti nell’anno 538, tempo in cui Belisario ritolse dalle mani de’ Goti Urbino Metaurense, come sarò per dire.


  1. n. 5. Arch.
  2. Arch. publ. di Assisi protocol. Ser. Benvenuti Stephani n. 18. p. 46.
  3. p. 24.
  4. p. 42.