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In esso si legge pit. merg. Or essendo i ruderi di una Città distrutta, non più lontani di un miglio secondo il Sarti:1 sunt ad dexteram Candiliani ripam vix passibus opinor mille ultra Aqualagnam non vulgaria antiqui oppidi vestigia chi non rileva da essa lapide, che il nome di tale Città fu di Pitino Mergente? Egli coll’Olivieri fa derivare il nome di Mergens da mergo, che significa attuffare, sommergere. Or essendo situato il Pitino vicino a Macerata nelle prossime vette di Persena, monte non molto alto, come può credersi, che in un monte esistesse il Pitino Mergente? Egli si difende così = È da notarsi per altro, che siccome la città doveva esser posta nel pendio del monte istesso pareva in certa guisa, che andasse ad immergersi nè due contigui fiumicelli, che la circondavano, e che ivi appunto si univano insieme. Riflessione è questa parimenti dell’Olivieri, che nel citato luogo così spiega la ragione di tal cognome = Questi detti non mi appagano, ed il nome di Mergente compete a meraviglia a Pitino, se si pone in quel luogo, ove il fiume Candiliano si unisce al Burano, in cui si osservano i ruderi. Restava in perfetta pianura, era bagnato da due fiumi. Inoltre egli dice2, che se C. Hedio, come ci attesta la lapide, che di sopra riportai, ebbe cariche in Forosempronio, ed in Pitino Mergente, Forosempronio, e Pitino Mergente dovevano essere due città vicinissime, e non mai l’una assai distante dall’altra, e di difficile accesso. Se così è, allora dico, che Forosempronio è assai più vicino all’Aqualagna, presso cui Pitino Mergente, che a Macerata Feltre, ove egli lo vuol porre. Concludo: da Plinio, e dalle lapidi si rileva, che vi furono queste tre Città, cioè Pitulo, e Pitino Pisaurense, e Mergente. Pitulo fu presso il Castello di Piticchio, Pitino Pisaurense fu tre miglia circa distante dal fiume Pisauro presso Macerata, e Pitino Mergente fu presso l’Aqualagna.


  1. De Ep. Eugub. p. 144.
  2. T. Cit. p. 25.