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Accertandoci Plinio, e le lapidi dell’esistenza di questa Città il Cluverio pensò, che fu vicina all’antico Prolaqueo, ora Pioraco, e nel luogo precisamente chiamato Piolo.1 Anche il Muratori si unì con lui. Passandola il Cellario sotto silenzio, l’Arduino non altro disse nella nota: et Pitulum ab his diversum jam in prima regione vidimus. Ma il Turchi nel suo Camerino Sacro2 la fissò nell’Agro di Rocca Contrada, ora Arcevia, presso l’odierno Castello chiamato Piticchio, ove si osservano ruderi di un vasto paese, e molti monumenti antichi. Asserisce, che il colle vicino dalle antiche carte chiamasi Collis Pitulanus, collis Pituanus, il quale in oggi dicesi Pizzano, e il Castello di Piticchio nelle carte del Secolo XIII chiamasi Castrum Pitili, ed ancora Piticle, onde ne venne il nome di Piticchio. Ha molta ragione il Turchi. Imperocchè sotto il Castello di Piticchio in una pianura bagnata dal fiume Misa, che prima di scaricarsi nel Mare forma il Canale di Sinigaglia, e l’interseca, si osservano molti ruderi, e non solamente la tradizione, ma una lapide ivi trovata, in cui leggesi il nome di Pitulo, ci rende sicuri, che ivi fu la Città. Riporterò il frammento, che produsse il Turchi3, il quale sebbene sia inconcludente, tuttavia è sufficiente all’intento nostro, perchè in esso leggesi PITVL.

                    D.M.
SECVNDIA . . . .
PATERNAE . . . .
GI . CARISSIMAE . . .
FEC . QVI VIX . AN .
MENS . V . VALE . . .
SAECULARIS . M . .
PITVL . TVM . P .


  1. Ital. Antiq. lib. 2. c. 4.
  2. cap. IV. §. 4.
  3. p. 52.